Collezioni

Contatori

Contatore gas ad acqua

Bisognava rabboccare il livello mensilmente

Si tratta di un grosso misuratore di portata per uso domestico datato 1901. A dispetto delle generose dimensioni, la portata nominale indicata è piuttosto modesta.
La cassa è in fusione ferrosa, forse ghisa, poiché doveva presentare doti di inossidabilità dal momento che all’interno è necessaria dell’acqua. Il meccanismo contatore e relativi ingranaggi ed indici contatori sono custoditi all’interno di un carter di latta.
Fu riparato nel 1908 dalla Continentale (già Brunt) come testimonia un’apposita targhetta in ottone saldata al contatore stesso.
Tuttavia la presenza dell’acqua, resa acida dal passaggio del gas di città, era causa di frequenti fenomeni di corrosione passante: si studiarono quindi altri materiali e principi costruttivi.

Contatore gas a monete

Il calduccio si paga subito!

Nel contatore a moneta, la quantità di gas erogata dipendeva da una o più monete introdotte dall’utente. Un manualetto ci illustra dettagliatamente sia il principio di funzionamento che l’impiego cui era destinato: ”… nelle camere d’albergo, ad esempio, esso consente l’impianto di un sistema di riscaldamento a gaz, posto a disposizione del viaggiatore, potendosi variare il tempo del funzionamento dell’apparecchio secondo il numero delle monete”.

Contatore gas a tubi coassiali

Invenzione geniale ma poco fortunata

Il contatore illustrato, di tipo a secco, presenta la particolarità che in luogo dei due tubi di entrata ed uscita, vi è un solo tubo coassiale.
Questa configurazione, che evita antiestetici e laboriosi grovigli di tubi in sede d’installazione, non ebbe la diffusione che avrebbe meritato. L’esemplare esposto è un campione dimostrativo che l’azienda produttrice Sacofgas diede in visione ad AMGA.

Contatore gas a fasce orarie

Installato nei panifici

Il crono-contatore è un contatore munito di due meccanismi totalizzatori. Venne introdotto a titolo sperimentale per incentivare l’uso del gas a tariffa ridotta nelle ore notturne. Un orologio a molla provvedeva alla commutazione dall’uno all’altro totalizzatore, secondo fasce orarie prestabilite. L’utente, che non poteva accedere alla regolazione delle lancette, provvedeva alla carica della molla dell’orologio e, in caso di esaurimento, il consumo veniva conteggiato sul numeratore di tariffa piena. L’utente non poteva in questo caso ricaricare l’orologio, ma era necessario l’intervento di un addetto che, oltre a caricare l’orologio, provvedeva alla corretta regolazione dell’ora corrente.
Questo sistema era stato studiato per evitare frodi e garantire la sicurezza dell’esatto conteggio.